Arriva Indaco, l’amico delle startup

Elitetech > Tutte  > Business Digitale  > Arriva Indaco, l’amico delle startup

Arriva Indaco, l’amico delle startup

In Italia siamo ricchi di buone idee di business che si sono fatte imprese, ma poveri di capitali pronti a sostenerle

Davide Turco spiega così il ragionamento che ha portato alla nascita di Indaco Sgr, di cui è amministratore delegato. La società gestirà il più grande fondo di venture capital in Italia, Indaco Venture I, che ha già raccolto 130 milioni di euro e punta a raggiungere i 200 milioni entro fine anno. Le sottoscrizioni sono arrivate sinora da Intesa Sanpaolo, Fondo Italiano di Investimento, Fondazione Cariplo, cui si e’ aggiunta di recente H-Invest, holding della famiglia Doris. Il cuore dell’iniziativa è costituito da cinque manager di provenienza Intesa Sanpaolo e TTVenture: oltre a Turco, Elizabeth Robinson, Antonella Beltrame, Alvise Bonivento e Valentina Bocca, che complessivamente detengono il 51% delle quote, mentre il restante 49% è equamente suddiviso tra la stessa Intesa Sanpaolo e Futura Invest (i cui principali azionisti sono due fondazioni, Cariplo ed Enasarco). Il board è presieduto da Salvatore Bragantini, economista ed ex commissario Consob.

 

«Mettiamo in campo una potenza di fuoco rilevante in un Paese come il nostro, dove gli investimenti diretti alle start up si attestano su livelli di poche decine di milioni di euro all’anno, mentre in realtà come Gran Bretagna, Francia, Germania, Scandinavia, Olanda e Spagna si viaggia su livelli da diverse centinaia di milioni, talora superiori al miliardo», spiega Turco. La maggior parte degli investimenti non avverrà nella fase di early stage, quando cioè l’azienda sta muovendo i primissimi passi, ma in quella di late stage, quando il prodotto o servizio è già in fase avanzata di sviluppo e talora è già iniziata la sua validazione commerciale. «È proprio in questa fase di sviluppo che le startup italiane soffrono maggiormente — spiega l’ad di Indaco — perché si esauriscono le risorse raccolte con il primo round di finanziamento e spesso non resta altra scelta rispetto a cedere l’azienda o chiuderla. Con il nostro investimento invece le più qualificate avranno le risorse per continuare a svilupparsi». L’obiettivo del fondo è investire fino a un massimo di 20-30 milioni di euro in una singola società e di detenere in portafoglio una ventina o poco più di partecipazioni, puntando in particolare su realtà attive nel business digitale, nell’elettronica e nella robotica, nel medtech e nello sviluppo di nuovi materiali. La scelta dei target sarà legata al potenziale di sviluppo della singola azienda analizzata, dalla qualità del suo team e dal settore di mercato in cui opera; nel digitale potrà contare sul supporto di Cariplo Factory, che utilizza i flussi informativi e le competenze della piattaforma GrowITup promossa da Cariplo Factory insieme a Microsoft. Quanto alla durata media di ciascun investimento, Turco non si sbilancia: «Trattandosi di sostenere aziende che in molti casi non sono ancora arrivate alla vera prova del mercato, mettiamo in conto di avere partecipazioni che possono arrivare anche a cinque- sette anni». Qual è la previsione d’uscita? «La prima opzione è la cessione a grandi gruppi del medesimo settore, con gli startupper e noi che a quel punto passeremmo all’incasso grazie al valore creato nel tempo. Su queste operazioni il team della Sgr ha una lunga esperienza». Tornando alle strategie di exit, le alternative sono la quotazione in Borsa o la cessione della partecipazione ad altri investitori istituzionali, in primis fondi di private equity interessati ad accompagnare l’azienda nell’ulteriore processo di crescita, soprattutto in direzione dell’internazionalizzazione e dell’aggregazione di altre realtà. Quanto all’obiettivo di rendimento per chi investe nel fondo, Turco spiega: «Puntiamo a raddoppiare nell’arco di un decennio la somma investita, per cui l’Irr (indicatore usato dai fondi per calcolare il tasso di rendimento interno annuo, ndr) atteso è intorno al 15%». Chiaro che, trattandosi di un veicolo chiuso e con una durata lunga, l’investimento si rivolga a investitori istituzionali, in primis fondi pensione e casse previdenziali.

[fonte: www.repubblica.it]

Elite Fabriano